R158 [Sol. CXIII]

   Passa per via la bella giovinetta,

quella che di beltà fa l'altre belle,

in compagnia di donne e di donzelle;

l'altrieri un giorno la trovai soletta:


   avea di neve in mano una palletta

e gli occhi suoi mi parëan duo stelle,

e nel suo petto picciole mammelle

che non parean di sopra cinturetta.


   Bianca e vermiglia da ciascuna guancia,

e suoi capei più biondi eran che ll'oro:

par che 'l cor mi ferisse d'una lancia.


   Ed io li dissi: - Omèched io mi moro! -

Ella rispuose: - Tien costìper mancia:

i' son colei che cotanti n'acoro -.


Testimoni:
Pr1, f. 5r; R103, f. 50r: /Soneto di mess(er) franciescho/

Bibliografia: Solerti, Disperse, p. 83; Massèra, Rime, p. CXXXIII; Proto [Recens. Massèra], p. 116; Leporatti, Sonetti attribuibili, pp. 215-218; Proto [Recens. Solerti], pp. 34-35; Costa, Il codice parmense, p. 71; Sapegno, Poeti minori, p. 450; Corsi, Rimatori, pp. 943-944; Muscetta-Rivalta, Poesia, p. 830.

Schema metrico: Sonetto ABBA ABBA CDC DCD

Al v. 2 Solerti, partendo da una lettura di Pr1 «quella che di beltà fra l’altre belle» (non certissima per la preposizione interpretabile forse anche come fia), corregge in «Quella ch’è la beltà fra l’altre belle». Non è erronea la lezione di R103 «quela che di biltà fa l’altre belle», che potrebbe essere accostata al motivo stilnovistico della donna che partecipa alle altre fanciulle gentilezza, amore e fede (per es. Dante, Vede perfettamente 10-11 «e non fa sola sé parer piacente | ma ciascuna per lei riceve onore»), qui attribuito alla bellezza che di quelle virtù è la conseguenza. Anche Corsi interviene sulla lezione di Pr1: «Quella ch’è di biltà fra l’altre belle». Solerti è intervenuto anche ai vv. 10-11, «E’ suoi capelli più biondi che l’oro | Perchè ’l cor mi ferisse d’una lancia», non solo preferendo ricondurre il primo verso a misura eliminando eran piuttosto che ridurre capelli a capei (in Pr1 ambedue sottolineati), ma soprattutto leggendo al secondo verso perché in luogo dell’ottimo par che dei due testimoni, già restaurato da Corsi, da interpretare in senso dantesco ‘appare evidente che’, dando al colpo di lancia inferto dalle bellezze della donna prima enumerate il carattere di una conseguenza inevitabile: «e suoi capei piu biondi eran che ll’oro; | par che ’l cor mi ferisse d’una lancia». Al v. 13 stiamo con Pr1 chostj nel senso di “prendi questo, prendi là”, contro chostei di R103 riferito alla palla di neve dei precedenti editori, banalizzazione indotta da colei del verso successivo (Salvatore).
2 fa] fia o fra Pr1
4 la] ila R103
7 e nel] J nel Pr1
8 non] no R103
9 e om. R103
10 capei] cape(l)lj (llj sottol. in Pr1) Pr1 R103 ~ eran sottol. Pr1
12 li] le R103
13 costì] chostei R103