R193 [Sol. LXV – A8*]

   Gli occhiche m'àno il cor rubato e meso

nela prigion d'Amoree  legato,

Disio e Gelosia àno mandato

e Speranza e Paura a star con eso;


   le qualea lui tenendosi da prèso,

or tristo el fano e or parer beato,
or arder tuto e or tuto gelato,

or pianger or cantaree questo spéso.


   Onde il girato in così fàti stremi,

forte si duole per tal confusione;

grida mercé eperché nula vale,


   alzato à vela e posto mano a' remi

più volte già per uscir di prigione,

matosto al volli sum strepate l'ale.


Testimoni:
Ox6, f. 102v; R103, f. 59r: Soneto di mess(er) franciescho

Bibliografia: Solerti, Disperse, p. 155; Massèra, Rime, pp. CXXXIV, 185; Proto [Recens. Massèra], p. 116; Branca, Rime1, p. 351; Lanza, Rime, p. 281; Leporatti, Sonetti attribuibili, p. 223; Bilancioni, Dieci sonetti, p. 7.

Schema metrico: Sonetto ABBA ABBA CDE CDE

Questa volta è R103 ad offrire un testo che quasi non richiede emendamento, di contro alla lezione ampiamente banalizzante di Ox6. Errori di R103 solo ai vv. 5 «a lui temendosi da prèso» (Ox6 tenendosse) e 6 ch’or all’inizio di una serie di alternative (or… or ecc.). Al contrario in Ox6 si trovano solo minime varianti propriamente adiafore ai vv. 6 e 7 et or (e or), 8 cantare questo (da sciogliere in ‘cantar e q.’, R103 cantare e q.), 10 e per tal (e om.), 11 merçede (mercé), 13 fugir (uscir), 14 m’è strapate l’alle (li sum s. l’a.). Le altre differenze di Ox6 si spiegano tutte per non aver colto l’efficace participio sostantivato al v. 9, il girato, riferito al ‘cor’ del v. 1, soggetto delle opposizioni ai vv. 6-8 (‘continuamente rivoltato tra sensazioni e sentimenti opposti’). La lezione del codice oxoniense è questa: «Ond’io, girato in chossì fati stremi, | forte me dolgio e, per tal offenssione, [anche questa lezione, peraltro preferita dal Massèra, nel contesto oppositivo sopra menzionato, pare banalizzante rispetto a confusione] | crido merçede e, perché nulla valle, | Alça’ ò [ossia ‘alzato ho’] la vella e posto man a’ remi | più volte già per fugir de prixione, | ma, tosto al volo, m’è strapate l’alle». Tutti gli editori hanno seguito il Riccardiano, mentre hanno adottato un comportamento difforme per il primo emistichio del v. 14 (l’immagine dei remi associata all’idea del volo è probabile allusione, come già suggerito dal Bianchi, al dantesco «de’ remi facemmo ali al folle volo»): Solerti ha adottato la lezione di R103 malzato il uol, omettendo l’avversativa per evitare l’incontro di vocali («Alzato il vol, gli son strappate l’ale»), ripresa da Branca Ma, alzato il vol…; il Massèra giustamente ha preferito stare invece con Ox6, «Ma tosto al vol …», considerando alzato «guasto evidente […] provocato da un’erronea ripresa del v. 12» (l’ipotesi è confortata anche dalla scrizione malzato da possibile fraintendimento di matosto e dall’ordinarietà dell’espressione ‘alzare il volo’: cfr. Rvf 345 13 «con li angeli la veggio alzata a volo» e 262 14; Boccaccio Rime LXXVI 10 «ch’alzar none può a vol sì alto l’ale»).
5 tenendosi] temendosi R103
6 or tristo el fano] chor t. a fano R103 6-7 e or] et or Ox6
9 il] io Ox6
10 si duole per tal confusione] me dolgio eper tal offenssione Ox6
11 grida mercé] crido merçede Ox6
12 alzato à] alça o la Ox6
13 uscir] fugir Ox6
14 ma, tosto al] malzato il R103 ~ vol, li sum] volo me Ox6