R287 [Sol. CLXXXVIII]

   O sómo Giovequanto a la nattura

radopiasti ·fruenza e bel creare

di questa dònache  propia pare

dal ciel dicesa angelica figura!


   Ricet'à di virtùdi vizi pura,

ragione e grazia muove il suo parlare;

più bel di lei no si potria formare,

 che mia speme altro che lei no cura.


   Ond'io ringrazio Amore e 'l dolce dardo,

ch'aperse il puro e mio serato petto

e drento al cor la bela dòna pinse.


   . . . . . . . . . . . . . . [-ardo]

mi pare un'ora ch'i' gli fu' sugetto,

tanto vago piacer la mente cinse.


Testimoni:
R103, f. 82v: Soneto di mess(er) franciescho

Bibliografia: Solerti, Disperse, p. 241.

Schema metrico: ABBA ABBA CDE [C]DE

Il testo non necessita di alcun intervento di sostanza, potendo conservare anche la lezione al v. 5 ricieta diuirtu sciolta in riciet’à di virtù (Solerti Ricetto di v.). Il v. 12 manca e nel ms. è lasciato uno spazio bianco, che una mano più tarda aveva colmato con un endecasillabo poi eraso e ora illeggibile (s’intravede forse all’inizio solo e se).