*04 [Federigo di Geri d'Arezzo]

   In ira al cieloal mondo e a la gente,

a l'abissoa l'infernoa gli animali,

pos' tu venircagion di tanti mali,

empiomalvagiocrudo e sconoscente


   e a te stessopiov' a fiamma ardente

veggia cader di sopra le tue ali

ch'arda tel'arcola corda e gli strali,

e tue memorie tutte sieno spente;


   poi che  spesso al tuo parlar m'inveschi

e con vaghi piacer mi leghi e prendi

e poi di molto amaro il cor m'adeschi,


   con vaghi segni mi ti mostri e rendi

più voltee poscia par ch'io ti rincreschi:

e so ben ch'altri noma tu m'intendi.


Testimoni:
AD3, f. 23ra; Bart, ff. 45v-46r (a f. 45v prima dell’incipit Dun texto molto anticho, sul verso dove prosegue la trascrizione sul margine superiore: M(esser) francesco Petrarcha); Br, ff. 111v-112r; LR2, f. 92rb; Mg5, f. 56r; Naz3, f. 164v: Sone(tt)o di federigho di mess(er) geri darez(z)o; Ox66, f. 14r; Port, f. 13v: Mess(er) giere darezzo; Pr1, f. 18v; R88, f. 66v: federigo dimess(er) geri dareçço (una copia del sonetto da questo manoscritto nel ms. della Biblioteca Statale di Lucca, 1486 (Möucke 1), f. 32r: Federigo di ms. Geri d’Arezzo); R103, f. 71r; R939, f. 101va; Ross1, ff. 380v-381r; T1, f. 53r-v: federico de mes(er) geri da rezzo (sul margine inferiore di f. 53r una mano moderna scrive: «Stampato con qualche varietà nella Giunta al | Petrarca come componimento di lui. Vedi | l’ediz. Cominiana [si tratta dell’edizione stampata a Padova, presso Giuseppe Comino 1732] e V. anche il Catalogo de Ma|noscritti della Libreria Riccardi compilato dal Lami | p. 187»); V3, f. 490r-v: Di federicho decto chontro Amore (a margine di mano del Nelli «Ad questo sonetto | è da credere costui | essere stato coeta|neo del Petrarcha | p(re)sso alcuni que|sto adscrivono | al Petrarcha (et) | è stampato ne li | Petrarchi novi»); V5187, f. 11r; v (va: va1 Vc1010, f. 69r; Ox6, f. 65r; va2 Vc1494, f. 50r; Est2, f. 87r; Ox69, f. 100v; vb: vb1 Wo, f. 18v; Bo1, f. 31v (79v); Mc283, f. 18r; vb2 Mc1, f. 137v; Vb359, f. 18v.
Non inserisco tra i testimoni il Marciano it. IX.142 che riporta a f. 29r un testo decisamente raffazzonato anche se mantiene alcuni versi del nostro sonetto.

Stampe:
1514 Manuzio, f. C1v; 1515 Giunti, f. &3v; 1515 Paganino, ff. V6r-V6v; 1516, Griffo, f. V3r; 1516 Minuziano, f. C1v; 1521 Manuzio, f. B1v; 1521 Manuzio (contraff.), f. B1v; 1521 Paganino, f. V1v; 1521 Zoppino, f. &3v; 1522 Giunti, ff. A6r-A6v; 1523 [?] s.n.t., f. A3r; 1526 De Gregori, f. Bb1v; 1533 Iovino-Cancer, f. dd2v; 1533 Manuzio, f. A6v; 1535 Ravano, f. A6v; 1546 Manuzio, f. Z5r; 1547 Giolito, f. DD5r; 1548 Brucioli, ff. m7v-m8r; 1549 Niccolini da Sabio, f. GG6va; 1550 Giolito, f. DD5v; 1550 Speranza, f. Rr4r; 1550 Tournes, f. C4r; 1551-1553 Giglio, f. P4r; 1552 Giglio, f. Rr5r; 1552 Giolito, f. DD5r; 1554, Pietrasanta, ff. Z5v-Z6r; 1557 Avanzo, ff. N6v-N7r; 1557, Rampazzetto, ff. m7v-m8r; 1559 Giolito, f. AA4r; 1560 Giolito, f. 10r; 1560 Valgrisi, f. DD5r; 1582 Sedabonis, f. Bbb4v

Bibliografia: Solerti, Disperse, p. 159; Lami, Catalogus, p. 187; Petrarca (1722), p. 125; Leporatti, Sonetti attribuiti a Petrarca, pp. 206-9.

Nel secondo emistichio di v. 5, giustamente indicato da Leporatti come «il luogo più problematico del testo» i testimoni si presentano divisi in prima istanza in due gruppi, numericamente impari in quanto i manoscritti che hanno la lezione con poi, pur in diverse articolazioni (poi fiamma LR2 Port R103 T1, poi la fiamma Mg5, poi gran fiamma i mss. di v affiancati da AD3 Bart Br Pr1 R939 Ross1 V5187) si contrappongono ai due che hanno piova Naz3 R88, cui va comunque collegato il prova di V3. La frase si svolge tra due versi con forte inarcatura, e apparentemente non c’è da eccepire al portato della maggioranza dei testimoni potendosi risolvere il problema quantitativo del v. 5 nella formulazione semplificata (poi fiamma ardente / veggia cader) con la lettura dieretica poï, come proposto da Leporatti, ipotizzando le diverse integrazioni come compensative della misura; tuttavia la soluzione piova, che interpretata come verbo è parsa ai precedenti editori inconciliabile col successivo veggia, può essere riproposta, addirittura come difficilior, in qualità di sostantivo: piov’a fiamma ardente, col valore modale della preposizione, tipo ᾿l piover a cel messo di Folgòre, Di novembre, 13, valido esempio anche se ci risulta unico di quella struttura nella banca dati dell’OVI, e col riscontro dello stilema della lingua d’uso «pioggia a catinelle». Si rovescia così il giudizio ecdotico: l’innovazione maggioritaria (poi), banalizzante ma di natura non poligenetica, si giustifica soltanto con un passaggio (x) comune a tutti i manoscritti eccetto i tre sopra indicati, i quali, in mancanza di riscontri che stabiliscano relazioni tra loro, hanno l’autorevolezza di testimonianze autonome. Queste si distinguono perché non accolgono altre innovazioni con tasso d’erroneità talvolta ben mimetizzato, che coinvolgono una buona parte dei manoscritti in subordine allo snodo segnato dei quali si arriva a stabilire la scalarità di posizione. Ai gradi più alti Port T1 LR2 Mg5, che pur dipendono da x, ma, dando conferma alla lezione di Naz3 R88 V3, non aderiscono alle variazioni degli altri ai vv. 2, 6, 8: così al v. 2 a la terra vs a l’inferno, in contrasto col precedente abisso, complice, come vedremo più avanti, un richiamo a Petrarca, lettura che però interferisce con la scansione non casuale degli elementi superiori a v.1 (cielo, mondo, gente) e di quelli inferiori al v. 2 (abisso, inferno, animali); al v. 6 si danno due realizzazioni alternative a cader di sopra introducendo dal ciel, una determinazione non necessaria: dal ciel cader su (v [-Mc1] Br Ox66 Ross1 V5187) e cader dal ciel su (AD3 Bart Pr1 R103 R939 e Mc1), in questo modo si palesa l’eco dell’incipit petrarchesco Fiamma dal ciel su le tue trecce piova, altrimenti velato con più artificio; al v 8 menzogne è vocabolo di senso negativo rispetto a memorie, apparentemente neutro ma di sostanza più netta, e costituisce un facile anticipo del contenuto delle terzine (con una lezione singolare si distingue R103, che con saete si rifà forse al verso precedente e ibrida anche l’elemento complementare in tute in questo affiancato da R939). Gli stessi manoscritti sono implicati nell’inversione delle voci verbali in punta di verso, rispettivamente a 9 e 11 (adeschi : inveschi vs inveschi : adeschi), operata in due aggregazioni diverse al v. 9: al tuo visco m’adeschi (v Br Ross1 V5187) e al tuo (Pr1 buon) disio m’adeschi (Ox66 Pr1 R103), con qualche turbativa come nel caso di Bart che, accogliendo nel tuo disio ma senza lo scambio dei verbi, non si pone del tutto fuori dallo smottamento variantistico ma ne segnala la gradualità, ancor più leggibile questa nel mio vischio m’inveschi di R939; per l’eziologia dello spostamento si può sospettare che una sollecitazione sia derivata dalla clausola petrarchesca el cor s’invesca di Rvf 211, 11, non è escluso nemmeno un richiamo all’ordine dei due verbi in rima in Inf. 13, 57:59. Anche ai vv. 10 e 12 la reazione in presenza dell’identico aggettivo “vago” (vaghi piacer / vaghi segni), vede compatto il gruppo più numeroso di testimoni, compreso v insieme a Br Ox66 Pr1 Ross1 R103 V5187, che a v. 10 correggono falsi piacer, con la defezione di AD3 e R939 che lì mantengono vaghi, ma il primo ha falsi segni al v. 12, facendo immaginare una mobile presenza dell’attributo alternativo, e il Riccardiano risolve lì in molti segni, come Bart che si muove in autonomia anche a v. 10 (vari piacer). Questi scarti, che paiono sfuggire alla razionalizzazione, sono legittimati dalla spinta innovativa che progressivamente si afferma, e al massimo nella tradizione veneta, spinta che non esclude la resistenza individuale, come ad esempio quella di Pr1 e R103 i quali mantengono al v. 14 ch’altri no, ma tu di fronte all’alternativa formulazione adiafora e so ben ch’altri no(n) che tu m’intendi, mentre peggiora le cose R939 ch’altri che ttu già non m’intendi. A v e pochi fedelissimi (AD3 Br Ross1 V5187) si imputa anche al v. 3 possi vs poss’tu; ancora si può scegliere tra ch’io e che al v. 13, non per ragioni di maggioranza ma considerando la variante col pronome meglio attestata nei testimoni più ‘autorevoli’. Tornando ai piani più alti sotto x, la scansione tra Port T1 LR2 Mg5 si può ulteriormente affinare: crudo nella serie di aggettivi al v. 4 è in Port T1 e nei tre manoscritti (Naz3 R88 V3) da x indipendenti, e questo avvalora la variante rispetto all’adiafora duro che è lezione della maggioranza numerica (ma non stemmatica): il fatto che a concordare siano tutti testimoni che presentano l’attribuzione a Federico di Geri ripropone significativamente la corrispondenza tra il dato esterno e l’elemento testuale. Si scende così di un grado per LR2 e Mg5 che riportano duro: i due manoscritti potrebbero considerarsi collaterali se si dà valore a ovrar / oprar invece di parlar (v. 9), mentre non sono soli nel singolare di piacer a v. 10.
Il sonetto-invettiva contro Amore, identificato dagli accessori al v. 7, si presenta bipartito nell’articolazione della sintassi e del contenuto: le quartine, collegate da una decisa inarcatura, espongono in una serie di coordinate le forme dell’offensiva, mentre le ragioni dell’ostilità sono espresse nelle terzine, organizzate in un’unica causale scandita da poi / poscia, risolta con uno scarto paraipotattico nell’allocuzione del verso finale. Si gioca sul ritmo della scansione trimembre ai vv. 1 e 2, in ampio iperbato che si conclude al primo emistichio del v. 3, e così l’effetto degli aggettivi tutti negativi al v. 4, due coppie giocate anche nell’alternanza del computo sillabico, ha ripercussione al v. 5 sull’interlocutore (empio…sconoscente «anche contro di te», la costruzione con a si riconosce all’ultimo attributo), con forte pausa in cesura prima della ripresa di un fluido giro sintattico che supera il limite versale tra i vv. 6-7.
Quanto osservato rileva la struttura non corriva del sonetto, nel quale le tessere autorevoli utilizzate nella realizzazione non vengono dissimulate: elementi già seriati in testi petrarcheschi nei due versi iniziali, in cielo od in terra (come tra i testimoni del sonetto) od in abisso di Rvf 145, 9 e il mondo e gli animali di 50, 50, ognuno dei quali, come si è già osservato, indica un livello, superiore / inferiore, con corrispondenza anche dei singoli termini cielo / abisso (quest’ultimo «l’inverso speculare del cielo», così Bettarini per 145, 9), mondo / inferno, con la specificazione gente come l’insieme delle creature umane viventi opposto ad animali. Viene volto in improperio il topos della potenza di Amore, topos presente in auto-elogio anche nel Dialogo di Geri: «Scis me celo, terris, infernisque regnatorem» e questo riscontro, pur trattato col dovuto tuziorismo, presenta qualche suggestione riguardo la questione attributiva.
Il v. 14 applica la distinzione di Rvf 95, 14 «e so ch’altri che voi nessun m’intende» in «autocitazione» (Bettarini) da 71, 23 «altri che voi so ben che non m’intende», (nei due casi petrarcheschi altri è relativo agli occhi), distinzione accentuata qui dalla movenza correttiva no ma, movenza che ha di per sé una casistica abbastanza estesa nel Canzoniere (28, 85; 268, 80; 282, 11; 328, 14; 360, 150). Altri elementi si allineano nella medesima direzione: l’accusa cagion di tanti mali suona generica anche se ritrova una corrispondenza in «cagion m’è, lasso, d’infiniti mali» indirettamente rivolta ad Amore in Rvf 86, 6, e per completezza dei crediti petrarcheschi anche la fiamma ultrice di v. 5-6 in rapporto all’incipit di Rvf 136. La coppia dei verbi in rima inveschi : adeschi (9:11) rinvia, come si è detto sopra, a Dante (Inf. 13, 57 col dolce dir m’adeschi : 59 a ragionar m’inveschi), e tale autorità si conferma per l’accostamento del verbo dicendi; ‘invescare’ ricorre più volte anche nel Canzoniere (mai invece ‘adescare’) collegato almeno in tre casi (83, 6; 165, 5; 211, 11) al cuore.
1 In ira] → intl. rimiro LR2 ~ al cielo] a(i)cieli (aiçielli Ox6) Br Ox66 V5187 v (-Wo Bo1) ~ et a la] ealla con ll corr. su altro Port ed alla gente Pr1
2 a l’abisso, a l’inferno] alla t(er)ra alabisso Ox66 ~ a l’inferno] a la terra AD3 Bart Br Pr1 R103 R939 Ross1 V5187 v
3 Pos’ tu] Possi AD3 Br Ross1 V5187 v
4 empio…sconoscente] Inpia r(e)a malvagia e s. Ox66 ~ malvagio] saluagio T1 ~ crudo] ingrato AD3 sturo R939 duro Bart Br Pr1 R103 Ross1 V5187 v ~ e] om. AD3 R88 Vb359
5 et a te…ardente] Sopra te stessa una gran fiamma ardenti Ox66 ~ et a] ette R939 ~ piov’a f.] proua f. V3 poi f. LR2 Port R103 T1 poi la f. Mg5 poi gran f. AD3 Bart Br Pr1 R939 Ross1 V5187 v
6 Veggia] I veggia LR2; Vegnia T1 ~ Veggia cader di sopra] Vegg(i)a cader dal cielo su (in sulle tuo a. R939) AD3 Bart Mc1 Pr1 R103 R939 veggi (vedi va1 Mc283 Vb359) dal ciel cader su Br Ox66 Ross1 V5187 v ~ di sopra le] di om. LR2, soura delle Mg5
7 ch’arda te] et arder Bart che tarda Ox66 R939 charda a te Br R103 Ross1 V5187 v ~ l’archo] largho V3 ~ la corda] le corde AD3 e la c. Mc283 ~ e gli] e om. Naz3 R88 e i va1
8 e tue memorie] scritto e cassato in interlinea, poi il verso è regolarmente trascritto Mg5 ~ e] le Ox66 ~ memorie tutte] menzogne al tutto AD3 Bart Br Ox66 Pr1 R939 (in tutte) Ross1 V5187 v saete intute R103 ~ spente] spinte Wo
9 poi che] che om. T1 ~ sì spesso] cosi Bart ~ al tuo] ← altro Port ~ al tuo parlar] al tuo ourar LR2 al tuo oprar Mg5 al tuo voler AD3 al buon disio Pr1 al tuo disio Ox66 R103 nel (← al) tuo desio Bart al tuo resco Vc14 al tuo visco (vesco, vischio) Br Ross1 R939 V5187 v ~ m’inveschi] no(n)uesschi Port m’inueschj con finale corr. su -chia Bart madesche AD3 madeschi Br Ox66 Pr1 R103 Ross1 V5187 v
10 vaghi piacer] vagho piacere LR2 Mg5 varii piacer’ Bart falso piacer Pr1 R103 falsi piacer Br Ox66 Ross1 V5187 v ~ prende AD3 Port
11 e poi] poi che ~ molto amaro] molti amari Bart R939 m. male R103 ~ il] al LR2 ~ m’adeschi] maesti V3 minueschi (scritto a marg. di /madeschi/) Pr1 me uesche AD3 mi meschi R939 minveschi Br Ox66 R103 Ross1 V5187 v
12 vaghi] falçi AD3 molti Bart R939 ~ segni] sogni LR2 ~ e] el Naz3
13 volte] uolto Ox69 ~ et poscia] et om. Br Mc1 Ross1 V5187 (et) puoy AD3 Epoj sj Pr1 ~ par] pur R939 ~ ch’io ti] che ti AD3 Bart Br LR2 Pr1 T1 v cha te Ox66 ~ rinchreschi] j finale corr. su a Pr1, rincresche AD3
14 ben] om. R939 ~ altri] altro T1 ~ no…tu] chettu gia non R939 ~ no, ma] no mo Port no(n) che AD3 Bart Br Ox66 Ross1 V5187 v ~ m’intendi] me rendj (me rendj sottol. con asterisco a marg.) Bart mincendi V5137