SP193 [Carlo Marsuppini]

   Prima ritornerebbe il Pado al seno

di monte Vesoe pria verso Apennino

Arno rivogherebe il suo camino,

e pria †Benago andrebbe al monte Armeno†


che tu lasciassi lo 'nboccato freno

preso per gran durezza e per distino:

oh più duro che quercia o faggio o pino

o cerro o bosso o nodoroso ebèno!


   Come non usi qualche gentilezza

a tanto amorquant'io bramoso avampo?

Gelata pietra fuor d'ogn'atto umano,


tu vinci il ferro e ' sassi per durezza,

ond'io al mio martir non truovo scampo,

se non morte pigliar con propia mano.


Testimoni:
XYZ
      xx
            V8914, f. 83v;
            xx1
                    Est16, f. 136r-v;
                    xx2
                           Bo1, f. 64r;
                           1532Fau, f. E1v: DIL PETRARCA > Mc314, f. 130v;
      yy
            B4051, f. 19v: Sonetto digiouan(n)j pegholottj;
            yy1
                 Mg26, f. 17v: Sonetto ⸱ digiouannj pegholottj;
                 yy2
                       C8, f. 173r-v;
                       Mg19, f. 76v;
      zz
            Mg14, f. 117v;
            Ox12, f. 40v: karolj aretinj;
            V6, f. 55v: Messer carlo dareço.

Bibliografia: Solerti, Disperse, p. 244; Lanza, Lirici toscani, II, p. 245.

Schema metrico: ABBA ABBA CDE CDE

La lezione del v. 4 e pria Benago andrebbe al monte Armeno, poco cogente pure in regime di adynaton, induce a prospettare l’esistenza di un archetipo XYZ. Vi reagisce Mg14, riformulando & pria ben uagho riderebbe il Rheno, e forse, indipendentemente, anche yy1, con la banalizzazione almeno; di incerta valutazione la testimonianza di Ox12, anche questa in una diramazione indipendente dalle altre (zz), benargo, forse semplice lapsus calami. Il restauro del passo è rischioso perché il guasto potrebbe individuarsi tanto in Benago (la scrizione con la sorda non si dà prima del Cinquecento, nella sola diramazione xx2) quanto in Armeno, ma vale la pena chiedersi se all’origine non sussistesse una preziosità geografica come Anxio (e pria ben Anxio andrebbe al monte Armeno), sull’autorità del Boccaccio (De montibus, V 99, p. 1915**): «Anxius fluvius (ut quidam volunt) ex monte Armenio nascitur et per Caucasum in Mesopotamiam transiens occurrit Pactolo flumini ex Caucaso cadenti, et unum facti in Eufratem demerguntur». L’ipotesi dell’archetipo trova peraltro la conferma nell’errore abeno, comune a tutta la tradizione, e che pare correttamente sanato in (h)ebèno (< lat. EBĔNUM, ʻèbanoʼ, con diastole) nell’ambiente filologicamente più sorvegliato di Bo1 1532Fau (xx2): il tardo Mc314 eredita, come sempre per questo testo, dalla stampa.
Si distingue chiaramente la famiglia xx per gli errori ai vv. 5 e 13: lassasti (di Est V8914, mentre xx2 recupera con una congettura ovvia la lezione genuina) e amor, subentrato quest’ultimo per interferenza mnemonica del v. 10 (come non usi qualche gentilezza | a tanto amor, quant’io bramoso avampo?) sull’originario martir, e al quale il rappresentate più autorevole della famiglia, V8914, ha cercato di reagire ope ingenii congetturando dolor. Con l’innovazione sintattica e semantica dura di Est16 xx2 (Bo1 1532Fau e il suo descriptus Mc314), da riferirsi a madonna, anziché al freno, si scende di un gradino ulteriore nei piani più bassi di questa ramificazione (xx1), individuata anche dall’inversione o busso o cerro (gli altri testimoni: o cerro o busso).
L’errore celata (per gelata) caratterizza la famiglia yy. In questo gruppo, l’alterazione prosodica in quanto, subentrata nel v. 10 e ancora rintracciabile in Mg26, ha prodotto una lacuna nel collaterale di quest’ultimo yy1, forse a seguito di malriusciti tentativi di sanare l’ipermetria (Adtanto amore quanto io auampo Mg19 / A tanto amore quanto i pur auampo C8: con pur zeppa evidente per supplire all’ipometria). Solo sull’innovazione potenzialmente poligenetica o dur(o) (Mg14 & duro) più i testimoni Mg14 Ox12 V6 si congiungono in zz; per il secondo e il terzo vale però anche la comune attribuzione del sonetto a Carlo d’Arezzo, caduta nell’altro codice, assai propenso a innovazioni singolari.
Nell’alternativa adiafora del v. 3, rivocherebbe / rivolgerebbe, si segue B4051 rivogherebbe (la forma ha un’occorrenza in Giovanni dalle Celle, Lettere, 33, 434.3: «egl’è vero che ciascheduno pastore dee rivogare l’anime dagli errori»), preferibile sia perché gode dell’appoggio dei testimoni più autorevoli di tutte le famiglie (rivocarebe V8914 < xx; rivogherebbe B4041 < yy; riuocherebbe Mg14 V6 < zz), sia perché meglio atta a fornire una spiegazione eziologica del comportamento della tradizione. Con lo stesso criterio si opera, nel contesto ancora più soggetto a perturbamenti di natura poligenetica, dell’alternativa e / o al v. 6. Si accoglie la forma copulativa della congiunzione ancora una volta con l’appoggio, sia pur in questo caso meno concorde, della maggioranza (V8914 V6 Ox12 Mg14 contro B4051) e in ragione della possibilità che l’introduzione della forma avversativa sia dovuta all’anticipazione della compagine retorica dei due versi successivi.
La paternità del testo, dal Flamini (Poesia toscana, p. 709) e da Lanza (Lirici toscani, II, p. 245) assegnata a Nanni Pegolotti contro i precedenti editori Carbone, Ferrato e Solerti, che l’assegnarono al Petrarca, sul fondamento del più basso ramo di xx (risalendo ai piani più alti vige l’adespotia), va decisa in favore di Carlo Marsuppini. Dell’alternativa tra le due attribuzioni, nettamente contrapposte tra il ramo yy (B4051 yy1: Mg26 yy2: Mg19 C8), che l’assegna al più prolifico rimatore, e zz (Mg14 V6 Ox12), che la riporta a un Carlo d’Arezzo (V6: Messer carlo dareço; Ox12: karoli aretini) – il quale, dati i testi circonvicini (due sonetti del Salutati seguiti Rvf 126 da una parte e due sonetti mandati «a Cosmo de’ Medici per la sua tornata, da una donna da Siena») va necessariamente identificato col celebre umanista dell’Oratio de hominis dignitate –, la seconda spiega più facilmente come l’attribuzione petrarchesca possa essere sorta nella famiglia xx, nella quale il componimento si presenta anepigrafo, eccetto che nel basso rappresentante 1532Fau e nel codice beccadelliano Bo1(2) (dove l’attribuzione, collocandosi entro un’ampia silloge di «disperse», è implicita): da una rubrica compendiaria del nome come k./c. Aretini/d’Arezzo si può infatti meccanicamente essere prodotta la già di per sé facilior attribuzione al più celebre Francesco d’Arezzo. Contro la paternità del Pegolotti, d’altra parte, milita l’assenza del testo, di tradizione troppo consistente per essere considerato raro, dal più cospicuo collettore della sua rimeria, Mr155. Per contro, l’attribuzione al Marsuppini (diffusamente noto come Carolus Aretinus nella tradizione della sua opera latina), emerge in un testimone ben informato sull’ambiente poetico gravitante attorno a Cosimo il Vecchio quale è V6: le risultanze dello stemma, i dati complessivi della storia della tradizione dei testi del Pegolotti e l’inaudita individuazione del Marsuppini come poeta volgare sono elementi sufficienti a ritenere questa attribuzione come la più affidabile.
1 Prima] Pria Est16 V6 V8914 Ox12 ⁓ ritornerebbe] si tornerebbe Mg14 ~ Pado] pino Mg19
2 di monte Veso, e pria] Di monte vesso et p. xx, D. montevesul(o) (monuesulo Bo1(2)) pria xx2
3 Arno] Anno 1532Fau ~ rivogherebbe] riuolg(i)ereb(b)e Est16 Ox12 xx2 (riuolgereb’ 1532Fau), yy1 (Riuolgherebbe Mg26)
4 & p. ben uagho riderebbe il Rheno Mg14 ~ Pria Benaco (Benacco Bo1(2)) anderebbe al m. A. xx2 ~ Benago] benargo Ox12 ~ al monte Armeno] al m. almeno (motalmeno C4) yy2
5 lasciassi] lassasti xx (-xx1 -xx2)
6 e per distino] o p. d. (destino Est16 Mg19) B4051 Est16 yy1
7 più duro] duro (dur V6) piu zz ~ duro] dura xx1 ~ faggio] falcio Mg19, fag(n)io Mg26 ~ o pino] e p. xx2
8 o cerro o bosso] o bosso (busso Est16) o cerro xx1 ~ cerro] cedro yy2 ~ ebèno] abeno XYZ (-xx2)
10 quant’io bramoso avampo] in quant’io b. a. (Jn quant/o/io Mg26) yy (-yy2), quanto io a. (om. bramoso) (quanto i pur a. C4) yy2, quantio amoroso a. Ox12
11 gelata] c(i)elata yy (-C4)
13 martir] dolor V8914, amor (o Amor Mc314) xx1 ~ truovo] ritrovo (ritrova 1532Fau) xx2
14 se non] non interl. m. (e)