Testimoni:
R103, f. 46v:
Soneto di mess(er) franciescho
Bibliografia: Massèra, Rime, p. 206; Branca, Rime1, p. 353; Bianchi, Petrarca, pp. 73-74; Lanza, Rime, pp. 98-99; Massèra, Caccia e Rime, p. 176; Tufano, Letture tematiche, p. 87.
Schema metrico: Sonetto ABBA ABBA CDE DCE
La
crux al v. 2,
riguardava la stagion novella (sogg.), con il verbo all’imperfetto fra tutti presenti e privo di oggetto, è stata variamente emendata: Solerti
riguarda quivi a la s. n., Massèra
riguarda qua nella s. n., Branca
riguarda ver la stagione [Rime
1-2 stagïon] n.). Trattandosi di un sonetto legato per molte e patenti implicazioni al ciclo delle rime baiane di Boccaccio e alla Fiammetta (vedi commento), appare senz’altro risolutiva l’ottima congettura di Tommaso Salvatore di leggere (la primavera)
riguarda [Baia], toponimo facilmente equivocabile, soprattutto in una scrizione continua insieme al verbo, e frainteso anche in
R103 137 v. 10 (
al baian seno: vedi apparato). Al v. 3 si può sciogliere la lezione
nula contrada almondo del manoscritto, con Massèra e Branca, in
nula condrada à ’l m. (Solerti
null’à contrada al m.), con
mondo sogg. come nell’analogo
Rvf 23 v. 136
Ma nulla à ’l mondo in ch' uom saggio si fide o anche 161 vv. 12-13
O anime gentili et amorose, / s' alcuna à ’l mondo (Salvatore). Al v. 6 va restaurata l’indispensabile congiunzione disgiuntiva (
o ’l ciel… [
o]…
stela), mentre non è necessario, come invece si è fatto dal Massèra in poi, integrare il pronome «o ’l ciel che [’l] faccia» (ma cfr. il brano della
Fiammetta citato nel commento; Solerti,
e ’n ciel s’affaccia singulare stella), interpretando
faccia nel senso assoluto di ‘agisca’.